LA TERRITORIALITÀ DEI VINI AI TEMPI DEL COVID-19 (E NON SOLO) – PARTE SECONDA

Mag 19, 2020

La legatura dei capi a frutto è appena terminata in questa annata fenologicamente molto anticipata.

In alternativa i più moderni legacci di varia natura (pvc, metallo, ecc.) la legatura su piccoli appezzamenti può essere ancora realizzata con materiali e tecniche tradizionali quali i “salci”, certamente un lavoro più lungo e dalle connotazioni rustiche, ma ecologicamente sostenibile e con un fascino antico.

Ciò che non basta più e ciò che ci vuole

Produrre vini territoriali è un processo in cui sono coinvolte molte conoscenze e molte competenze perché la vite deve poter contare prima di tutto su un suolo vivo.

Ciò che non basta più per i produttori di vini di territorio è la sola conoscenza geo-pedologica del proprio suolo. Non che non sia importante, ma non basta più.

Ciò che è necessario per fondare la propria identità enologica sul territorio è valorizzare la vita del proprio terreno e tutte le relazioni che il vigneto deve intessere con gli elementi vivi del territorio, microrganismi della rizosfera per primi.

Ciò che ci vuole per fondare la propria identità enologica sul territorio è un’agronomia competente e senza etichette e pregiudizi, un’agronomia che affianchi a un grande bagaglio di conoscenze le competenze multidisciplinari e la sensibilità professionale di chi i vini territoriali li vuole produrre davvero a partire dal vigneto.

Agronominvigna è un progetto fondato su un obiettivo ben chiaro: capire, valorizzare, migliorare la produzione di uve da vino che siano testimoni della loro appartenenza ad un territorio d’elezione.

Ecco perché siamo Agronomi in vigna.

Ecco perché in questo momento di temporanea sofferenza commerciale dei nostri vini e dei nostri produttori preferiti abbiamo deciso di parlare proprio di loro.

Per queste ragioni a breve declineremo un nostro manifesto per la produzione di vini identitari e di territorio.