IL BOSCO E LA VIGNA. SECONDA PARTE

Giu 16, 2018

La legatura dei capi a frutto è appena terminata in questa annata fenologicamente molto anticipata.

In alternativa i più moderni legacci di varia natura (pvc, metallo, ecc.) la legatura su piccoli appezzamenti può essere ancora realizzata con materiali e tecniche tradizionali quali i “salci”, certamente un lavoro più lungo e dalle connotazioni rustiche, ma ecologicamente sostenibile e con un fascino antico.

Vi proponiamo la seconda e ultima parte di un articolo dedicato al bosco e alla vigna, scritto insieme a Maurizio Gily e pubblicato su Millevigne

INFLUENZA SUL CLIMA

Il bosco d’estate traspira in abbondanza, e quindi raffredda. Il padiglione dell’Austria all’Expo di Milano era focalizzato su questo tema, e chi è entrato nella foresta ricostruita nel soffocante calore di luglio l‘ha sperimentato di persona

Nelle aree dove il bosco occupa grandi superfici questo fenomeno influisce, anche se in modo marginale, anche sul mesoclima dei vigneti, e in epoca di riscaldamento del clima tutto può aiutare. Ovviamente c’è il problema dell’ombreggiamento, e quando si pianta un vigneto occorre valutare opportunamente le distanze, in base a direzione, esposizione, pendenza, altezza degli alberi. Più che proporre formule e numeri la cosa migliore è osservare e registrare le ore di luce nelle diverse zone dell’appezzamento confinante con un bosco, in particolare nelle mezze stagioni, anche in relazione alla precocità del vitigno (perché più tardi l’uva matura, e più l’ombra degli alberi si allunga e dura. . .).

UNA FASCIA TAM PONE DAGLI AGENTI INQUINANTI

Il bosco può essere inteso come una vera e propria barriera fisica d’isolamento per il vigneto nei confronti di altri Vigneti o di fonti d’inquinamento esogene provenienti con il trasporto dell’aria, aspetto questo niente affatto trascurabile in caso sia necessario separare i vigneti biologici da quelli convenzionali, oppure in generale le vigne dalle cosiddette zone sensibili, come descritto dal nuovo piano agricolo nazionale.

INFLUENZA SUL SUOLO

Il bosco è la copertura del suolo che in assoluto riesce a regimare nel modo migliore le acque meteoriche (la pioggia). Ha la massima capacità di immagazzinare acqua nel suolo, di frenarne la velocità di resistere all‘erosione. Per questo sarebbe assai utile lasciare il bosco sui crinali delle colline, come si fa, normalmente, in Borgogna. Anche perché di norma lo strato attivo di suolo si assottiglia dal fondovalle verso la sommità, dove spesso la roccia tende ad affiorare proprio per effetto dell’erosione. Infatti in Borgogna i Grand Cru, cioè i vigneti più pregiati, occupano normalmente una seconda fascia vitata, a partire dal crinale, dove i terreni hanno una profondità media In quella più alta i suoli sono meno profondi e nel tardo pomeriggio arriva l‘ombra del bosco, poiché la dorsale principale corre in senso nord sud e i vigneti sono esposti a est.

Mentre i terreni più a valle sono considerati via via meno vocati a dare grandi vini, con una scala decrescente verso il basso: premier cru, AOC village o communale (nome di paese), AOC regionale (Bourgogne).

BOSCO COME FASCIA DI COMPENSAZIONE ECOLOGICA

Riguardo al problema Scaphoideus e Flavescenza, anche se le cicaline preferiscono ambienti umidi e ombreggiati, il vero problema non è il bosco in quanto tale, ma la vite americana inselvatichita, quindi il bosco o l‘incolto derivante dall’abbandono di un vigneto. Non è il caso di disboscare colline nell’illusione di risolvere così il problema, mentre può essere molto utile l’intervento mirato. L’argomento e complesso e merita una trattazione specifica. Per fortuna già esiste: una pubblicazione dell‘lPLA, scaricabile gratuitamente dal web cercando su google “lPLA vite selvatica“. Su questa guida si trovano anche informazioni utili sui vincoli forestali da osservare nel progetto di nuovi impianti.

Si deve purtroppo constatare, a questo proposito, che non sempre la biodiversità ambientale migliora la salute del vigneto; quello della Flavescenza appare come il tipico caso opposto: le zone che meglio si difendono dalla Flavescenza sono quelle a viticoltura intensiva con grandi superfici, in quanto non offrono al vettore zone di rifugio. Ma come abbiamo visto queste zone di rifugio non sono propriamente “naturali” ma manipolate dall’opera dell’uomo e dal suo successivo abbandono. Anche la tignoletta può essere favorita dalla vicinanza del bosco e questo va tenuto presente ai fini della lotta tramite confusione sessuale, in quanto le femmine possono arrivare nel vigneto già fecondate.

Di fatto il bosco rappresenta, in generale, una barriera fisica e biologica in grado d’intercettare ed ospitare parassiti e organismi utili, artropodi e microrganismi, che possono essere successivamente rilasciati nelle aree limitrofe in relazione alle condizioni ambientali. L’ente svizzero DELINAT di certificazione privata di agricoltura biologica riconosce l‘importanza del bosco e delle piante singole inserite in modo puntuale nei vigneti anche in relazione ad una presunta azione di salvaguardia della variabilità dei lieviti selvaggi.

Sembra, insomma, prendere più valore l‘importanza del bosco quale elemento fisico limitante la diffusione delle epidemie e intestazioni presenti in un vigneto, rendendo così più stabile il sistema ecologico nel suo complesso e maggiormente capace di esprimere resistenza e resilienza a fattori esogeni.

Accanto a questi aspetti positivi non vanno dimenticati alcuni effetti distruttivi che si verificano in modo sempre più significativo nei vigneti limitrofi ai boschi ad opera degli invasori ungulati. In particolare, i danni sui giovani germogli e sugli apici vegetativi causati dal caprioli e le serie perdite di uve causate dal cinghiali rappresentano da anni un problema che richiede spesso una complicata trattativa politica tra le parti in causa

BOSCO COME ELEM ENTO PORTANTE DEL PAESAGGIO

Il vigneto, come già detto, è molto spesso una superficie espropriata al bosco e al tempo stesso tributaria della foresta per la sua stessa esistenza. Questo rapporto di dipendenza, cronologica e spaziale, determina un valore paesaggistico tanto più godibile quanto maggiore è la percezione della coesistenza del bosco e dei vigneti. Alcuni ricercatori (D. Tomasi) hanno dimostrato come questo tipo di paesaggio sia capace di influenzare anche la qualità percepita in un vino alla degustazione.

CONCLUSIONI

Questi aspetti trattati, a fronte di un rapporto complesso e non sempre idilliaco tra i boschi ed i vigneti, ne mettono in luce l’importanza storica e biologica, anzi si può affermare che la presenza del primo rappresenta in generale sempre un’opportunità per i secondi. Gli aspetti analizzati sono molteplici ma i valori che il bosco può cedere alla qualità dell’ambiente sono fondamentali, soprattutto in relazione alla fertilità in generale ed alla conservazione delle risorse suolo, acqua e biodiversità. Una sana ed equilibrata convivenza fra il patrimonio boschivo originario e i vigneti in esso insediati permette di apprezzare una qualità evocatrice di storia, tradizione, valori antropici e naturali altrimenti difficilmente esprimibili in altri contesti: una condizione che caratterizza molte delle nostre migliori Denominazioni d’Origine.

Per esprimere infine questi concetti nuovamente attraverso un approccio ecologico, possiamo citare quanto affermato da Eugene P. Odum nel 1963 nel suo libro “Ecologia”: “L’unico modo in cui l’uomo può avere un ambiente produttivo e stabile al tempo stesso è assicurando il mantenimento di una buona combinazione di stadi di successione precoci e maturi, con in interscambi di energia e materiali”.