DIFESA BIOLOGICA CONTRO I MARCIUMI DEL GRAPPOLO. PARTE 1

Mar 23, 2018

La legatura dei capi a frutto è appena terminata in questa annata fenologicamente molto anticipata.

In alternativa i più moderni legacci di varia natura (pvc, metallo, ecc.) la legatura su piccoli appezzamenti può essere ancora realizzata con materiali e tecniche tradizionali quali i “salci”, certamente un lavoro più lungo e dalle connotazioni rustiche, ma ecologicamente sostenibile e con un fascino antico.

Di seguito la prima metà di un nostro articolo pubblicato sul numero 3/2017 del magazine Millevigne

Il marciume è essenzialmente uno stato degenerato del grappolo rispetto a quello ritenuto utile per le proprie finalità enologiche, vale a dire quello di un grappolo non corrotto da alcuna azione degenerativa dei tessuti prima che la trasformazione enologica metta in atto una degenerazione tecnicamente controllata. Fa eccezione il caso dei vini ottenuti con uve attaccate dalla cosiddetta muffa nobile, per i quali uno sviluppo controllato della Botrytis cinerea è ricercato e in ogni caso relativo a particolari microclimi e vitigni.

Integrità fisica e sanità microbiologica del grappolo sono quindi le due principali caratteristiche da difendere come base della prevenzione dei marciumi.

Il complesso ambiente nel quale i grappoli si sviluppano e maturano e la loro peculiare natura di organi di accumulo determinano l’orizzonte all’interno del quale il tecnico deve mettere a punto le sue strategie di prevenzione e difesa, un orizzonte complesso che richiede un approccio su più livelli, basato su tecniche complementari, che possiamo cosi sintetizzare:

. Modulazione agronomica del microclima dei grappoli durante l’annata;

. Riduzione delle cause di lesioni meccaniche a difesa dell’integrità fisica dei grappoli;

. Incremento della resistenza meccanica delle bucce per il mantenimento dell’integrità fisica dei grappoli;

. Difesa contro la flora microbica che causa i marciumi e contro l’azione degli artropodi che ne favoriscono l’insediamento.

Di fatto parliamo di interventi validi sia per la viticoltura biologica sia per quella integrata. La viticoltura biologica si distingue per le limitazioni relative alle tipologie di fungicidi e insetticidi utilizzabili nel contrastare rispettivamente l’azione della microflora degenerativa e l’azione degli artropodi dannosi.

Andiamo ad analizzare i punti sopra elencati.

MODULAZIONE AGRONOMICA DEL MICRGCLIMA DEI GRAPPOLI DURANTE L’ANNATA

“E dagli con questo approccio agronomico”, direbbe qualcuno. Il fatto è che senza un’intelligente e vigile osservazione dello stato vegetativo della fascia dei grappoli, tutti gli altri accorgimenti tecnici rischiano seriamente di essere poco efficaci quando addirittura di fallire lo scopo.

La modulazione del microclima della fascia produttiva deve essere realizzata in modo dinamico in funzione dell’andamento stagionale, della fase fenologica e delle caratteristiche varietali del vitigno, valutando essenzialmente la lunghezza degli internodi, l’emissione di femminelle e lo stadio fenologico dei grappoli.

In particolare la sfogliatura ragionata della fascia dei grappoli deve tenere conto certamente degli indubbi vantaggi fitoiatrici che questa comporta, ma non può trascurare eventuali conseguenze qualitative connesse all’insolazione diretta sui grappoli. Questo fenomeno, in alcune varietà a bacca rossa, come Sangiovese, può arrecare danni da scottature sugli acini e la relativa insorgenza di marciumi da funghi quali Penicillum ed Aspergillus o limitare le sue conseguenze alle modificazioni negative sia del profilo aromatico sia della composizione degli antociani delle bucce, con incremento rispettivamente degli aromi di surmaturazione e della indesiderata queretina.

In senso cronologico si possono distinguere le pratiche di palizzamento verticale, di scacchiatura o selezione dei germogli, di sfemminellatura della fascia dei grappoli, di sfogliatura ed infine di diradamento dei grappoli.

Il palizzamento verticale del germogli se non condotto in modo accurato e razionale può rendere inefficace la difesa antifungina ed insetticida dei grappoli, soprattutto nella gestione biologica con prodotti che agiscono essenzialmente per contatto e per ingestione.

Le pratiche della sfemminellatura e della scacchiatura, spesso neppure considerate in tante zone vitate nostrane, permettono di condizionare favorevolmente il microclima intorno al grappolo, se realizzate precocemente (maggio).

L’uso della sfogliatura, soprattutto nelle forme d’allevamento a controspalliera, deve essere quindi modulata in modo differente sui diversi lati della spalliera coerentemente ai rischi di eventuali danni, operando prima sui lati nord ed est e successivamente, a temperature ormai diminuite alla fine dell’estate, sui lati sud ed ovest. Al contempo, le sfogliature precoci devono essere valutate verificando la vigoria della combinazione d’innesto e Ia disponibilità idrica che potrebbero comprometterne la riuscita.

ll diradamento dei grappoli, a patto che sia realizzato con la massima attenzione e la corretta tempistica, può aiutare a sfoltire gli ammassi dei grappoli ottimizzando la distribuzione degli agrofarmaci fungicidi ed insetticidi e a migliorare il microclima della fascia produttiva riducendo, inoltre, i fenomeni di compressione tra grappoli e le conseguenti lesioni degli acini.

RIDUZIONE DRASTICA DELLE CAUSE DI LESIONI MECCANICHE

Tra le tecniche comprese in quest’ambito si ricordano Ia “sbrogliatura” dei grappoli, la sfemminellatura dei nodi sottostanti i grappoli stessi e la riduzione ponderale dei grappoli finalizzata all’eliminazione delle zone di compressione interna. Il passaggio manuale di sbrogliatura dei grappoli, spesso abbinato all’eliminazione delle femminelle presenti nei nodi sotto ai grappoli, rappresenta un’operazione raffinata ed efficace. Il suo limite operativo resta vincolato alla chiusura del grappolo che nelle varietà a grappolo compatto non deve essere superato, pena l’insorgenza di possibili danni meccanici inferti agli acini o ai racemoli durante queste manipolazioni.

Si tratta di una tecnica onerosa, che però garantisce la liberazione dei grappoli da vincoli meccanici (femminelle, fili e gli stessi grappoli tra loro) spesso forieri di lesioni meccaniche e quindi di focolai di marciumi durante la fase di maturazione. Entrambe queste tecniche contribuiscono all’ulteriore ottimizzazione della bagnatura della fascia dei grappoli durante i trattamenti antiparassitari, migliorando nettamente l’efficacia della lotta antioidica, antibotritica ed insetticida contro le tignole.

Nelle varietà a grappolo compatto può essere consigliabile intervenire manualmente sulle zone di compressione degli acini, solitamente corrispondenti alla zona centrale dei grappoli. La compressione del settore centrale del grappolo durante Ia fase di maturazione può facilmente arrecare lesioni sugli acini causando sia spaccature della buccia sia il distacco parziale dell’acino dal pedicello. La tecnica da applicare in questi casi è la riduzione ponderale del grappolo esercitata con il taglio ragionato della porzione distale del grappolo stesso. Questo vero e proprio diradamento settoriale dell’infruttescenza è finalizzato ad eliminare la massa di acini che si oppone alla distensione degli acini dei settori prossimali e centrali del grappolo, decomprimendo così la zona a maggiore rischio. La riduzione manuale della compattezza è una pratica onerosa che deve essere realizzata nel tempo ristretto della prechiusura, ma resta di sicuro interesse nelle aree viticole di maggiore valore aggiunto. Il fabbisogno orario di manodopera necessario per questa operazione è elevato, ma permette di condizionare positivamente grappoli destinati a bottiglie di grande valore.

Nel prossimo articolo illustreremo l’incremento della resistenza meccanica delle bucce, la lotta alla flora microbica e condivideremo con voi le nostre conclusioni.

Torna all’elenco